Roma, 12 maggio 2025 – Nelle scuole italiane si sta facendo strada una pericolosa prassi che rischia di compromettere la trasparenza e l’equità del sistema scolastico: il ritorno, seppur mascherato, della chiamata diretta dei docenti, pratica formalmente abolita con la riforma della “Buona Scuola”.
Sotto il pretesto della cosiddetta “continuità didattica”, viene oggi consentito ai dirigenti scolastici di confermare direttamente i docenti di sostegno già in servizio, aggirando di fatto le graduatorie provinciali per le supplenze (GPS), che si fondano su punteggi, titoli e criteri oggettivi. Una forzatura normativa che mina i principi fondanti della scuola pubblica italiana.
Questa deroga, seppur circoscritta al sostegno, rappresenta un precedente pericoloso: apre la strada a scelte discrezionali e opache che potrebbero estendersi a tutto l’organico docente, con gravi ripercussioni sulla qualità del reclutamento e sull’equità del sistema educativo.
In assenza di un serio piano di stabilizzazione del personale, il governo appare intenzionato a sfruttare il malcontento delle famiglie – esasperate dai cambi frequenti di insegnanti – e la precarietà dei docenti, che giustamente cercano tutele. Ma questa soluzione tampone si rivela fragile e ingiusta.
La vera continuità educativa non si costruisce attraverso conferme temporanee, bensì tramite assunzioni stabili, fondate su criteri trasparenti e meritocratici. Occorre quindi invertire la rotta: non si può giocare sulla pelle degli alunni con disabilità, delle loro famiglie e degli insegnanti, trasformando il sostegno in un banco di prova per lo smantellamento dei diritti.
Il Collettivo dei Docenti di Sostegno Specializzati lancia un appello: fermare immediatamente queste pratiche e avviare un piano straordinario di stabilizzazione dei precari, a partire da chi opera nel sostegno e vive da anni condizioni lavorative precarie e incerte.
Difendere la scuola pubblica, giusta e inclusiva è una responsabilità collettiva. Non possiamo restare a guardare.