Roma, 12 giugno 2025 – Cresce la preoccupazione per il futuro della ricerca e dell’università in Italia. L’allarme, questa volta, arriva direttamente dal Governatore della Banca d’Italia, che nella sua relazione annuale ha evidenziato il grave ritardo del nostro Paese negli investimenti in ricerca e sviluppo rispetto al resto d’Europa. “Spendiamo per l’università solo l’1% del PIL, circa un terzo in meno della media dell’Unione Europea, e con infrastrutture di trasferimento tecnologico limitate rispetto ai principali poli europei”, ha dichiarato il Governatore, sottolineando una realtà che rischia di compromettere la competitività nazionale.
Non si tratta di un’osservazione isolata: anche Elisabetta Piccolotti, parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra e membro della Commissione Cultura della Camera, rilancia l’appello affinché il governo Meloni abbandoni la propaganda e affronti finalmente una delle sfide più cruciali per il futuro del Paese. “Chiediamo da mesi che il Governo accresca gli investimenti in ricerca e si impegni nella tutela del prezioso patrimonio culturale e scientifico rappresentato dalle nostre migliaia di ricercatori, oggi precari e malpagati”, afferma Piccolotti.
La situazione, secondo l’onorevole, è aggravata dalla recente decisione dell’esecutivo di ridurre di circa 1,2 miliardi di euro in tre anni il budget destinato alle università. Una scelta che rischia di costringere circa 30.000 ricercatori italiani a cercare opportunità all’estero, vanificando gli investimenti pubblici nella loro formazione e impoverendo ulteriormente il tessuto scientifico nazionale. A ciò si aggiunge la mancanza di fondi per l’aggiornamento tecnologico di laboratori e centri di ricerca, elementi fondamentali per mantenere il passo con l’innovazione globale.
“Stanno portando al default l’asset strategico più importante d’Italia per finanziare sconti fiscali agli evasori e armamenti. Questa cecità totale è un sintomo evidente di arretratezza culturale e mancanza di visione”, conclude Piccolotti, ribadendo che l’attuale governo non è all’altezza delle sfide che il Paese deve affrontare per garantire crescita, occupazione qualificata e progresso sociale.
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