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Comunicato – A difesa del concorso DSGA 2018

I partecipanti al concorso ordinario per 2004 direttori sga desiderano manifestare talune considerazioni in ordine alla vicenda degli assistenti amministrativi facenti funzione e relativamente alle scelte di opportunità politica poste in essere sin dalla genesi di questa procedura.
Lo scorso 1 ottobre il Ministero ha siglato con i sindacati del comparto un accordo che ha lasciato tutti i partecipanti alla selezione in corso assolutamente basiti, prevedendo, infatti, in concomitanza con quella attuale, l’indizione di una procedura concorsuale autonoma e riservata per i dsga ff che svolgano tali mansioni da più di tre anni, anche in assenza del titolo accademico previsto dalla legge e dagli accordi sindacali stessi, e cioè della laurea. Previsione di per sé aberrante se si pensa che è il Ministero dell’Istruzione a ritenere di non dover fare una differenza tra chi ha conseguito un titolo di studio di alto livello e chi no.
Tutto ciò ha comportato lo spettro, per chi attualmente si sta giocando la possibilità di accedere alla prova orale, di vedere le soglie di amissione abbassarsi anche in previsione di una futura e prossima immissione parallela senza alcun confronto competitivo. Tra l’altro, ciò avveniva anche in prossimità delle prove scritte, quando i concorsisti avevano già sostenute ingenti spese e investito tempo e risorse per ottenere la preparazione necessaria a sostenerle.
Tale accordo, in ogni caso, è stato poi trasfuso nel c.d. Decreto Salva Precari, prevedendo, appunto, in linee generali, un concorso con i requisiti sopra indicati.
Senonché il Presidente della Repubblica ha ritenuto di non dover dare seguito al provvedimento così predisposto, sollecitandone la modifica, in quanto non superabile la mancata previsione del requisito richiesto dalla legge per accedere alla figura in questione.
Il concorso, tuttavia, è stato sostituito da una procedura alternativa rivolta ai soli facenti funzione in possesso di laurea: una decisione che, in ogni caso, ha molto il sapore di progressione automatica tra aree, assolutamente non consentita dalla legge.
Fatto sta che quel livello minimo di legalità e fiducia istituzionale sembrava essersi definitivamente comunque ristabilito.
Appariva, inoltre, possibile che il principio espresso dal Presidente della Repubblica potesse in qualche modo essere applicato, altresì, alla procedura in corso, alla quale sono già stati incomprensibilmente ammessi a partecipare anche i facenti funzione non laureati (e che quindi col riservato ambivano all’eventuale seconda chance), magari anche con l’eliminazione della riserva di posti a loro destinata pari al 30% di quelli messi a bando.
Tuttavia, al seguito di una mortificante mobilitazione sindacale a difesa della palesemente illegittima pretesa, il suddetto decreto, oggi al vaglio del Parlamento, è stato tempestato di innumerevoli proposte di emendamento volte a far rientrare dalla finestra il concorso in questione, dopo che questo era stato buttato fuori dalla porta principale.
Ciò che sconcerta è la politica tutta, che da un lato professa la meritocrazia, il turn over generazionale, l’innalzamento delle competenze della pubblica amministrazione, e dall’altro foraggia meccanismi clientelari realizzati al chiaro fine di ottenere ritorni elettorali.
Incomprensibile risulta anche tale supporto da parte di sigle sindacali che da sempre lottano per la valorizzazione della figura del dsga. E infatti, sicuramente più complicata diventerà la storica vertenza relativa alla modifica dell’inquadramento della figura del direttore sga qualora nelle segreterie delle scuole dovessero definitivamente e ufficialmente insediarsi soggetti privi delle competenze teoriche fondamentali per ricoprire ruoli maggiormente gravosi in termini di responsabilità e professionalità richiesta.
Si tiene a sottolineare, infine, come, a prescindere dai requisiti e dalle modalità di selezione per una nuova ed eventuale procedura selettiva, il fatto stesso che sia in essere un concorso per la medesima figura comporta che la nuova indizione si tradurrebbe esclusivamente in una duplicazione della spesa e in un’inutile spreco di risorse pubbliche, tra l’altro non di poco rilievo.
Molto più auspicabile sarebbe, invece, una previsione che mirasse all’abbattimento della soglia del limite del 20% di idonei rispetto ai posti banditi, la quale comporterebbe la possibilità di formare graduatorie più lunghe, per sopperire alle nuove e certe scoperture che si determineranno già prossimamente e negli anni a venire, anche per effetto delle previsioni volute e confermate dal Governo, quale, ad esempio, quota cento. Ciò anche in considerazione del fatto che ci si trova in una stagione di concorsi straordinariamente prolifica e che molti giovani mettono alla prova le proprie competenze su più fronti costringendoli spesso ad effettuare scelte, anche in corso d’opera, tra più procedure intraprese, con il risultato, per l’ente banditore, di dover necessariamente stimare la consistenza dei soggetti vincitori e idonei assolutamente al ribasso al termine della procedura. In un recente concorso proprio del Miur, infatti, ad esempio, le valutazioni di ammissione agli orali sono state fatte senza considerare ciò e la procedura in questione si è conclusa con una graduatoria di prossima pubblicazione in cui si stima un numero di soggetti ivi collocati inferiore al fabbisogno dell’amministrazione, comportando così la necessità di dover prestissimo procedere ad una nuova selezione, con un’inutile aggravio della spesa.
In ultimo, si tiene a sottolineare come le presenti considerazioni non siano assolutamente volte a porre in essere una “guerra tra poveri” tra assistenti facenti funzione e concorrenti, ma si sente l’esigenza di impedire che il principio di “stabilizzazione per usucapione abbreviata” di ruoli superiori, per il mero svolgimento delle mansioni, che la politica e i sindacati stanno tentando strenuamente di far passare, possa cristallizzarsi in un precedente molto pericoloso, anche in previsione delle future procedure concorsuali, da qualunque ente realizzate.
Ci si augura che i soggetti interessati compiano una riflessione a seguito delle argomentazioni proposte e che si tentino soluzioni alternative per la valorizzazione del percorso lavorativo dei dsga ff, magari attraverso un concorso per coordinatori amministrativi, misura che permetterebbe, finalmente, la piena attuazione dei contratti collettivi che la prevedono e che, parallelamente, si eliminino inutili pastoie per l’amministrazione nell’attingere ad una platea più ampia di idonei molto motivati e pronti a contribuire al buon andamento delle istituzioni scolastiche.
Infine, siamo a saremo pronti a qualsiasi forma di petizioni e proteste collettive al fine di salvaguardare i nostri diritti. Non abbiamo dalla nostra i sindacati, ma di certo abbiamo la forza e la caparbietà per far sentire la nostra voce.

Il Comitato
Difendiamo il concorso Dsga

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