Scrivo in riferimento a una problematica purtroppo diffusa in molti ambienti lavorativi, che spesso genera malumore, demotivazione e, in ultima analisi, un calo della produttività complessiva. Mi riferisco alla tendenza di alcuni individui a denigrare apertamente colleghi e collaboratori, etichettandoli come “incapaci” o “incompetenti”, quando in realtà la loro stessa performance o attitudine lascerebbe molto a desiderare.
Ho avuto modo di osservare da vicino situazioni in cui una persona si erge a giudice inappellabile delle capacità altrui, dispensando critiche gratuite e giudizi affrettati, spesso basati su una percezione distorta della realtà. Il paradosso, e la profonda ingiustizia, sta nel fatto che, in non pochi casi, la persona che si mostra così puntuale nel sottolineare le presunte lacune degli altri è proprio quella che, con la sua condotta, dimostra la maggiore inefficienza, scarsa professionalità o, peggio ancora, una totale mancanza di autoconsapevolezza.
Questi individui, mascherando le proprie insicurezze o carenze dietro una facciata di superiorità, finiscono per creare un clima di tensione e sfiducia. Invece di concentrarsi sul miglioramento delle proprie competenze o sulla collaborazione costruttiva, investono energie preziose nel minare la reputazione altrui, spesso con il mero intento di brillare di luce riflessa o di deviare l’attenzione dalle proprie mancanze.
È fondamentale, a mio avviso, che sia nei luoghi di lavoro che nella società in generale, si promuova una cultura basata sul rispetto reciproco, sulla valutazione oggettiva dei fatti e sulla consapevolezza dei propri limiti. L’autocritica costruttiva e la volontà di imparare dagli altri sono virtù che portano alla crescita individuale e collettiva, al contrario della presunzione e della malevolenza che generano solo frustrazione e stagnazione.
Mi auguro che questa riflessione possa stimolare un dibattito costruttivo su un tema così rilevante per il benessere e l’efficienza dei nostri ambienti lavorativi.
Ringraziando per l’attenzione, porgo i più cordiali saluti.
L.L.
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