Stessi voti per i sindacati confederali con qualcosa in più per la flc cgil e qualcosa in meno per la cisl scuola, sostanziale pareggio per la uil scuola, stessa affluenza (950.000 votanti), stessa percentuale di rappresentanza del 2022 per il combinato disposto voti RSU e tessere con delega. I tre sindacati raccolgono insieme oltre 400.000 tessere e circa 650.000 voti RSU.
Uguale risultato anche per FGU e Snals, sostanzialmente stabili nel voto RSU ma con la FGU in forte incremento di iscritti da 70.000 a 80.000 nel triennio nella sua fase di rinnovamento con il nuovo coordinatore nazionale, mentre lo Snals sembra abbia scelto di federarsi con la Cisl, con l’eccezione prevista per l’efficacia della propaganda anief, sindacato dei ricorsi legali, l’ultimo per posizione tra i sei sindacati firmatari del CCNL e che resta tale pur incrementando i voti di circa il 2%. Sembra una categoria altamente sindacalizzata e invece quella dei sindacati della scuola è soltanto una grande forza ma utilizzata male, malissimo (da dieci anni vincono sempre i governi, oggi su tutta la linea), gli stessi iscritti e votanti sembra non abbiano avuto e non hanno alcuna voglia di avere voce in capitolo. Serve una svolta.
IL VOTO RSU NELLA SCUOLA (17 aprile 2025).
UN’ALTRA OCCASIONE MANCATA PER DOCENTI E ATA SUI CONTENUTI IMPORTANTI E NAZIONALI CHE RIGUARDANO IL CONTRATTO E IL PRECARIATO (UNO SU QUATTRO E’ DIPENDENTE PRECARIO E PIU’ DIFFICILMENTE SINDACABILE), IL DISAGIO GENERALE DEL PERSONALE DELLA SCUOLA PUBBLICA E DI UNA CLASSE MEDIA CHE SOFFRE SENZA REAGIRE ABBASTANZA.
COME AL SOLITO HANNO VINTO TUTTI E TUTTO SI ARCHIVIA RAPIDAMENTE E BUROCRATICAMENTE.
Non ci saranno risultati sorprendenti troppo oltre le previsioni e anche queste rituali elezioni RSU non hanno rappresentato una svolta di programmi, contenuti e azione dei grandi sindacati della scuola, un cambiamento di rapporto tra vertici sindacali e loro stessi iscritti.
La categoria dei docenti e ata in Italia è in effetti una non categoria, incapace di stupirci per reazione adeguata e unitaria rispetto ad ogni malefatta di qualsiasi governo almeno da dieci anni.
Le RSU vanno abolite o profondamente riformate in tutto il settore pubblico e il Sindacato deve trovare una partecipazione effettiva, consapevole e costante degli iscritti nel rapporto con I dirigenti locali che non devono essere irremovibili e, attraverso loro, con i vertici nazionali.
Stabilire rigorosamente incompatibilità di incarichi di staff o privilegi personali degli eletti e proibire di avere nello stesso sindacato dirigenti scolastici e docenti (solo la Gilda lo fa), è qualcosa da fare subito. Non ha senso logico ed etico.
I risultati saranno più o meno uguali alle elezioni RSU precedenti con un premio, come ormai purtroppo di largo uso, alla migliore comunicazione e propaganda che avrà dato qualche migliaio di voti in più soprattutto alla demagogia anief ma anche ai sindacati confederali variamente interpreti dei magri risultati contrattuali.
Il combinato disposto fra iscritti e voti RSU non cambierà sostanzialmente la rappresentatività dei sei sindacati firmatari del contratto nazionale e non darà alcuna spinta alla capacità di protesta della categoria pur registrando ancora una volta larga partecipazione al voto nelle singole scuole su liste sindacali ma fortemente caratterizzate da figure scelte troppo spesso da fattori e influenze endogene, fuori da ogni vincolo e controllo politico/sindacale.
L’unica nota positiva è che finalmente si ritorna a lavorare sul rinnovo del contratto ampiamente scaduto, si chiuda dopo il ritardo causato da queste elezioni RSU e si possa pensare a quello del triennio successivo visto che siamo nel 2025 o almeno il recupero dell’inflazione rimarrà un sogno.
Salvatore Salerno Scuola & Politica
Libero Tassella SBC
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